Yosemite, Una giornata sulle orme dei Maestri della Luce
Il suono dell’acqua giungeva ovattato e lontano, quasi impercettibile. La parete di roccia era appena visibile, grazie ai raggi della luna che la illuminavano debolmente. Sopra di noi il cielo stellato incuteva reverenza e stupore. A pochi metri due coyote vagabondavano in cerca di cibo, per nulla intimoriti dalla nostra presenza.
In quel momento eravamo sicuri di essere nel posto giusto.
Eravamo in uno dei templi della natura e della fotografia,
tra i monti della Sierra, nel cuore del parco nazionale di Yosemite.
Tutto era cominciato prima dell’alba: sveglia con il buio, un caffé veloce e poi via verso Gates of the Valley ad attendere che il sole riscaldasse noi e la parete di El Capitan.
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Con i raggi del sole anche il Merced River si animò e l’acqua grigia si tinse di nuovi colori, mentre fragili gioielli di ghiaccio risplendevano su di essa.
Eravamo a Yosemite sulle orme dei grandi fotografi o, come amiamo definirli, dei Maestri della Luce. Era il nostro tributo a chi era stato capace di cogliere, con le fotografie, il meglio della valle e la magnificenza della natura.
“La via più chiara per penetrare nell’universo passa per l’intrico di una foresta.”
― John Muir
Il cartello a bordo strada diceva: 4 Mile Trail. Decidemmo di imboccarlo per una passeggiata nel bosco. Volevamo vedere le Yosemite Falls da sopra la linea degli alberi e, se fossimo stati fortunati, per fare qualche incontro ravvicinato.
Dopo che una lince attraversò il sentiero, troppo veloce per noi e per le nostre macchine fotografiche, notammo un signore che scendeva tranquillo, fischiettando felice. Aveva la barba grigia ed un gran cappello a falde larghe.
Notammo subito il cavalletto di legno e una macchina fotografica di grande formato. Nell’era del digitale era un incontro non comune.
Rispose al nostro saluto e quasi senza fermarsi disse:
“Non mollate ragazzi, dovete andare più in su, verso Union Point. La luce oggi non è delle migliori ma qualche buono scatto dovreste farlo, in ogni caso il paesaggio è stupendo lassù.”
Detto questo si allontanò fischiettando allegro. Aveva una faccia familiare, ma non riuscivo a ricordare dove l’avevo già visto.
Rincuorati dalle sue parole proseguimmo, e ne valse la pena.
Yosemite Valley, per me, è sempre un alba, uno scintillio di verde
e una meraviglia dorata in un vasto edificio di pietra e di spazio.
― Ansel Adams
Scendemmo nel pomeriggio, veramente stanchi ma felici. Non mancava molto al tramonto e sapevamo che la luna ad inizio mese sorgeva a fianco dell’Half Dome. Un’occasione che non potevamo certo lasciarci scappare.
Il sole lasciò spazio alla luna. La nostra avventura era quasi finita ma, con un cielo così pieno di stelle, c’era ancora tempo per un ultimo scatto.
Il cavalletto era ben fermo.
Tempo, diaframma, ISO: tutto a posto.
Un ultimo controllo alla composizione, una piccola pressione
e il magico suono che noi fotografi amiamo tanto
risuonò nella notte silenziosa.
Come potete immaginare, Cristina ed io, durante la nostra permanenza a Yosemite, non abbiamo incontrato Ansel Adams. Ma mi piace pensare che egli sia ancora presente per indicarci la “giusta via per la giusta luce”. Spero vogliate scusare questo mio piccolo viaggio di fantasia, vuole essere solo un tributo al Maestro dei Maestri.
E ai due ragazzi (veri) che ci hanno detto di proseguire il cammino verso Union Point, devo dire:
“Avevate ragione, la vista era davvero spettacolare! Grazie.”
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