Montagna: Quando ci ritorni.

Sento sempre un sottile piacere nel rivedere e ritrovare quei lughi che ho frequentato decine di anni prima. Talvola sono vicini a casa altre volte distano migliaia di chilometri. Non è certo un esercizio, che capita spesso, anzi la sua cadenza è totalmente casuale e arriva proprio quando esiste un reale, recondito e non consapevole momento in cui serve per la propria anima e corpo.

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Cosi ti succede che dopo quattordici anni ripeti il medesimo sentiero verso la stessa meta in una condizione stagionale pure simile. Le montagne paiono sempre le stesse, i paesaggi nella medesima ora sono esattamente come li avevi lasciati l’ultima volta, perfino il rifugio è sempre quello. Pare che qualsiasi cosa ti abbia aspettato per tutto questo tempo. Quattordici anni non sono pochi, ritrovi i sassi, i segni, e nella tua mente risalgono a galla, riemergono dalla sabbia, una marea di ricordi che non riesci nemmeno a contare. Sembra che ogni sasso possa parlare dicendoti, che li ti eri seduto, quindi perchè non farlo nuovamente e osservare di nuovo il paesaggio da quel punto?. Magari, da questa posizione si potrebbe scattare quella foto che quella volta per fretta dei compagni non avevi fatto. (foto sopra)

 

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Ecco che un luogo apparentemente banale e conosciuto, stiamo parlando dei Piani di Artavaggio, lo Zuccone Campelli, il monte Sodadura, diventa un concentrato di emozioni. Sono sicuro che per altre persone esistono luoghi simili, normalmente sono più di uno, nel mio caso cadono sempre in qualche luogo dal movimento tipicamente verticale. Andando su con gli anni, questi luoghi, finiscono nel “dimenticatoio” per poi risalire con prepotenza, senza essere stati nemmeno cercati, al momento opportuno, aiutandoti anche a prendere decisioni importanti.

 

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I tuoi compagni sono diversi, gli anni sono cambiati, ma lo spirito in montagna è sempre lo stesso e te ne accorgi a fine giornata, quando, con totale rilassatezza riesci nuovamente a lasciare i compagni in cima ad una cresta e scendere tranquillamente, come quattordici anni prima, dalla ormai solita mugheta che nel frattempo è cresciuta, tanto da nascondere le tracce. Loro saggiamente, hanno preferito un sentiero più visibile, ma quello dei ricordi è sempre un piacere da ripercorrere, non puoi pretendere che lo comprendano.

 



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