L’esperienza in montagna reale non “reality”

Walter Bonatti diceva che non esistono nostre montagne, bensì esistono esperienze proprie che vi si possono vivere. Sulle montagne possono salirci molte altre persone ma nessuno potrà mai invadere le esperienze che ognuno di noi fa in montagna, quelle rimangono proprie. In effetti, oggi, l’esplorazione di nuovi luoghi, la scoperta di nuovi territori è quasi impossibile, sembrerà strano ma l’uomo è pressoché stato dappertutto. E’ vero esistono ancora posti inesplorati a piedi, sono davvero pochi e non certo facili da raggiungere e percorrere.

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L’avventura non è più da ricercare in un nuovo spazio, concordando sempre con Walter, tutti noi possiamo vivere gli stessi luoghi degli scopritori come se fosse la prima volta. In effetti, per la nostra esperienza è così. Quell’esperienza che nessuno può invadere, tutta nostra o al più da condividere con i nostri compagni di corda e amici.
Se prima seguivo, come molti, la montagna – e tutto ciò che vi stava intorno, fotografia compresa – come esperienza del limite, con l’età mi sono allontanato da tale idea, se possiamo dire ad uso della cronaca, per sposare un concetto di esperienza in montagna più viscerale.

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In questi giorni non si fa che scrivere e parlare dello sbarco dei reality anche nelle Alpi (vedi: #Montebianco reality di Rai2), di allegri turisti che trotterellano in ciabatte e pantaloni corti al colle del Flambeau freschi di nuova funivia, il maltempo, i soliti incidenti e via dicendo. L’esperienza visiva ed emotiva della Montagna a cui purtroppo i media ci hanno abituato è una forma che si allontana ancora di più dal reale (non reality, mai fu così abusata tale parola).

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Passi la vita a difenderti da tutto ciò. Se tutti facessimo un passo indietro ci accorgeremmo che la Montagna è un luogo dove fare propria un’esperienza, un discorso personale, una ricerca di miglioria interiore, anche in termini gli errori.
Le Alpi non sono un circo, non sono un luogo di competizione a tutti i costi. Le montagne sono luoghi molto selettivi per esempio per le evidenti difficoltà d’accesso. Avete mai provato a raggiungere una vetta partendo da casa con mezzi pubblici? intendo escludendo anche i mezzi a motore. Vi rimane che il treno, la bicicletta e tanto cammino, basta questo per incrementare le possibilità di esperienza. Ritengo che le vette non siano luoghi da conquistare, non amo ragionare in questi termini, preferisco parlare di vette da salire, dove con piacere l’esperienza è nello scegliere come scalare, per quale itinerario.

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Ecco che riprendendo il grande Bonatti, possiamo costruire una nostra esperienza scegliendo un luogo salito già da migliaia di persone. Possiamo farlo in molte maniere, scegliendo i mezzi che più lo rendano nostro. Credo che più l’itinerario sarà lungo e tortuoso più ci sarà da imparare. Può sembrare una scelta masochistica, oggi siamo abituati a scegliere la via più breve, più facile, magari con l’aiutino per raggiungere la meta. Puntare più che sulla meta nell’immediato, invece sul tipo di viaggio per accedervi, sono sicuro sia una delle azioni da compiere per migliorare come persone.


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La scelta della via diventa non solo una discussione tecnica con il proprio compagno di corda (sempre che non si voglia viaggiare da soli, ma non vi consiglio di farlo), ma una filosofia che va oltre il “semplice” salire una montagna. Anche in termini di fotografia, accedere nell’immediato ad un luogo per “catturare” quell’immagine diventata un cliché, non ha più significato. Una fotografia senza una storia dietro diventa una bella senz’anima come milioni di immagini oramai in circolazione (talvolta c’è più esperienza e storia dietro un selfie che un tramonto o una notturna perfetta).
Devi poter vivere un luogo per comprenderlo, devi accedervi in punta di piedi, con rispetto, devi prendere il tempo che è necessario, anche rinunciando, devi averne esperienza per poterlo vivere a pieno e di conseguenza se si è appassionati fotografi poterlo ritrarre nel suo intimo.

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Ammetto che anche il sottoscritto per lavoro non sempre può permettersi di allungare i tempi (non quelli di posa) di percorrenza. Quando questo accade, si posiziona un nuovo tassello di conoscenza dell’ambiente, di chi mi sta accanto, di me stesso. Provate a ricordare le vostre escursioni, ascensioni, quelle più in la nel tempo, vi accorgerete che vi verranno in mente solo quelle più lunghe, più intense, quelle dove avete sudato, dove vi siete persi e così via. Oggi le ricordate con piacere, degli aneddoti da raccontare, come esperienze appunto, a chi vi sta vicino e come voi vive di montagna.

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Così accade, come scusa, che per non usare gli impianti di risalita, il gusto di salire per una via differente, di organizzare itinerari chilometrici verso uno degli 82 quattromila delle Alpi. Il risultato è stato quello di vivere un’intensa salita comprensiva di traversata di cinque ghiacciai nel giro di 20 ore. Una delle tante idiozie, se così si può dire, dove ti rendi però conto di quanto siano imponenti i colossi alpini. Percorrere più di 16km su ghiacciai ti mantiene concentrato per molte ore, un allenamento per la mente. Quando arrivi ad una sella, ti accorgi di essere immerso in un mare di ghiaccio, intorno rimangono poche vette più alte, la società è davvero lontana.

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Sai che il percorso è ancora lungo, un canale e un pezzo di arrampicata, li dove l’aria è sottile, arrivi in vetta, senza fretta, aiuti i compagni, li in quei 100 metri di cresta di III° può succedere di tutto, si consolidano le amicizie, ci si aiuta. Arrivi in vetta, ma non è quella la vera meta, in quanto quello che cercavi è già passato e tornerà nel momento in cui inizierai a scendere. Credo che la montagna offra grandi opportunità di distacco dalla quotidianità, un’occasione d’oro per conoscersi, conoscere meglio il mondo e chi ci sta vicino. Sentirti una volta tanto noi stessi, in quota non esistono maschere, il nostro vero carattere viene fuori, questo lo vediamo su i nostri compagni e gli altri lo vedono su noi. Mi chiedo se ci sarà mai un giorno in cui anche, laggiù tra le città in basso, si potrà vivere esperienze così intense.



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