La montagna sacra

 

Il titolo potrebbe essere proposto anche sotto forma di domanda:

La montagna è sacra?

Secondo me si, nel senso di rispetto verso ciò che è natura. Ogni montagna dovrebbe essere sacra, quindi protetta e rispettata dall’uomo.
La posizione di centralità dell’essere umano prevede l’ambiente circostante, la natura, come una risorsa da impiegare, sfruttare. Sempre più quindi il genere umano è diventato preponderante verso tutte le altre specie, modificando come quest’ultime non hanno fatto, in modo irreversibile il paesaggio e l’ambiente.

In una cultura che non rispetta più quel rapporto millenario, necessario, tra uomo e ambiente, viene da chiedersi se sia necessario forzare il messaggio di sacralità per tutto quello che ci circonda, montagne comprese. Come i simboli dei riti religiosi, il paesaggio, quindi anche le montagne devono godere di un rispetto sempre più spesso negato.

Sotto gli occhi di tutti, ogni giorno, mese, anno, il territorio viene consumato, denaturato, possiamo dirlo imbruttito esteticamente, da continue costruzioni di manufatti, strade, etc. Per quanto ancora dovremo andare avanti in questa direzione per capire cosa stiamo perdendo? In pratica per non fare la fine della rana bollita?


Perché dietro la volontà di rendere una montagna sacra, non c’è solo il fatto di rispettare il paesaggio, ma di porre in tutti noi il quesito se stiamo lasciando spazio all’ambiente di sostenersi e a sua volta di sostenere noi.

 

Nasce così un progetto interessante, a mio parere da non travisare con un’iniziativa di tipo new age o olistica, come molti hanno asserito.
La montagna sacra è un luogo inviolabile, non per divieto, ma per scelta consapevole, argomentato sia dal singolo che dalla collettività.
I rappresentanti di questo appello, tra cui molti volti conosciuti dell’ambiente della montagna e non come Alessandro Gogna, Kurt Diemberger, Fausto De Stefani, Hervé Barmasse, Alessandro Gogna, Manolo, il climatologo Luca Mercalli, l’antropologo Duccio Canestrini, i giornalisti Paolo Rumiz, Michele Serra, Enrico Camanni, il regista Fredo Valla, i saggisti Guido Dalla Casa e Silvia Ronchey, gli scrittori Paolo Cognetti, Matteo Righetto, Tiziano Fratus, Daniela Padoan, Raffaella Romagnolo, gli attori Giuseppe Cederna, Lella Costa, Giovanni Storti.

Come scrivono gli ideatori del progetto Toni Farina e Antonio Mingozzi, per onorare i cent’anni del Parco nazionale Gran Paradiso: “Nessuna sanzione pecuniaria per chi non vorrà “astenersi” – scrivono i rappresentanti dell’appello – “Molto più semplicemente, l’impegno a non salire sulla cima sarà una scelta suggerita e argomentata, al fine che venga rispettata da tutti”.

 

 

“Un processo che porta gli scalatori, gli alpinisti e gli amanti della montagna a decidere di restituire alla natura quella vetta, e contemplarla dal basso. Perché l’uomo non è il padrone dell’universo. Da questa consapevolezza è nata una proposta che “Invita a riflettere sulla necessità di una transizione culturale per far fronte alle grandi sfide globali che l’umanità è oggi chiamata a risolvere e sul ruolo che in ciò possono avere le aree protette” come hanno dichiarato i firmatari dell’appello.”

L’iniziativa sarà presentata e condivisa il 26 novembre alle ore 10 presso la Sala Stemmi del Museo nazionale della Montagna Piazzale Monte dei Cappuccini 7 – Torino

Già sono più di mille i firmatari del progetto “Una Montagna Sacra per il Gran Paradiso” visionabile all’indirizzo www.sherpa-gate.com/la-montagna-sacra/