In montagna per guardare e fotografare le stelle

Salimmo sù, el primo e io secondo, tanto ch’i’ vidi de le cose belle che porta ‘l ciel, per un pertugio tondo.

E quindi uscimmo a riveder le stelle.


Dante Alighieri (Inferno XXXIV, 138, 139)

Chiude così Dante la sua Divina Commedia, quando al termine del suo viaggio nell’inferno.

Attraverso la grotta in cui si trovavano, Dante e Virgilio camminano lungo un sentiero nascosto che finalmente li porta «a riveder le stelle».

Nella Divina Commedia tutte le tre cantiche si concludono con la parola «stelle». Nel caso dell’Inferno, il verso finale esprime il sollievo di poter tornare in uno spazio aperto, più luminoso, preparando l’accesso di Dante e Virgilio sulla spiaggia del Purgatorio.

Colle del Nivolet, crepuscolo.

Questa espressione viene oggi usata per indicare il ritorno alla normalità dopo un periodo di impegno, di difficoltà o di pericolo.
Nel nostro caso ha un valore più grande, quello del distacco dalla vita di tutti i giorni, piegati sugli schermi di computer, tablet e cellulari.
Ad un certo punto viene voglia di staccare lo sguardo verso il basso e di mirare verso l’alto.
Ecco che una serata, come quella appena trascorsa, al Colle del Nivolet con il nostro workshop tecnico di fotografia del cielo notturno diventa l’occasione per tornare “a rimirar le stelle”, allontanandoci per almeno un giorno dalla quotidianità per prendere consapevolezza di dove viviamo, di quanto sia grande ciò che ci circonda e di quanto noi siamo davvero piccoli.


Il nostro occhio non ancora abituato al buio verso le 23:30 inizia a percepire la Via Lattea

Nel nostro quotidiano le distanze sono dell’ordine del metro e del chilometro, per noi è veramente difficile renderci conto di cosa possa significare una distanza misurata in Parsec (30856778570831 Km) 30.856 miliardi di chilometri! Pensate che con la mia auto ho appena superato i 320.000km e mi mancano “solo” 64.000km per coprire la distanza Terra-Luna (in Parsec sarebbe 1,05325e-11).
L’oggetto fabbricato dall’uomo che ha compiuto il record di distanza dalla Terra, non è la mia auto, ma la sonda Voyager 1 che salpò il 5 settembre del 1977 (42 anni fa). Oggi (16 luglio 2019) la sonda dista 21.784.875.074 – 21,7 miliardi di chilometri! (potete verificare in tempo reale la distanza qui: https://voyager.jpl.nasa.gov/mission/status/). Sono 0,0007 miseri Parsec oppure 20 ore luce (velocità della luce 299.792 Km/s) in pratica abbiamo appena messo il muso fuori dal cancello del giardino.

Abbiamo una fortuna. Con la nostra macchina fotografica possiamo “viaggiare” nel tempo e nello spazio e ritrarre, nonostante le distanze, il cosmo per come appare, o meglio, appariva visto che quello che guardiamo è ciò che era 10-100-1000 anni fa. (il tempo che la luce impiega per raggiungere noi dall’oggetto fotografato).

Quindi grazie alla nostra reflex possiamo, mediante le giuste tecniche di ripresa, catturare quella flebile luce che arriva dal cosmo in migliaia, milioni di anni a noi. Il sensore digitale è in grado di registrare molta più luce del nostro occhio. Quella che può sembrare una nuvola, già dal primo scatto diventa un oggetto ben più visibile. La Via Lattea in tutto il suo splendore.

La Nebulosa Nord America vicino alla stella Debeb nel Cigno e la nebulosa gamma del Cigno sulla destra in alto.

Grazie ad un astro-inseguitore è possibile riprendere il cielo con un teleobiettivo e con esposizioni più lunghe dei soliti 10-30 secondi (questo per evitare il mosso e le classiche strisciate delle stelle). Il risultato è che dentro la nuvola (che vediamo nella foto precedente) in realtà vediamo altre stelle. Continuando ad ingrandire il campo troviamo sempre più stelle e non solo. Nella foto qui sopra vediamo delle nebule (gas ionizzati) vere e proprie fucine dove le stelle iniziano la loro vita.

La nebulosa Nord America è molto famosa tra gli astrofotografi. La sua forma ricorda vagamente il Golfo del Messico e il Nord America. La stella che vediamo a destra, di colore blu, è α Cyg (la stella più luminosa della costellazione del Cigno). Il campo (angolo di campo) inquadrato in questa foto è di 13° equivalente alla lunghezza focale 180mm su pieno formato. Si tratta quindi di un piccolo spazio di cielo.
La fotografia è il risultato di una tecnica di image stacking, con somma, media e sottrazione di diverse immagini (light, bias e dark frame). Nel caso specifico questa immagine è stata realizzata con 8 esposizioni di 20 secondi ciascuna con sottrazione di immagini specifiche per la riduzione del rumore.

Il cielo del Colle del Nivolet si conferma tra i migliori del Nord Italia e particolarmente adatto alla fotografia di oggetti di debole luminosità come nebulose e galassie. Se siete interessati a questo genere di fotografia e del flusso di lavoro delle immagini digitali vi consiglio i nostri corsi di fotografia notturna in montagna. oppure un corso individuale o piccoli gruppi su misura.