La fotografia in montagna – la nostra filosofia

Vediamo la fotografia non fine a se stessa, non una semplice riproduzione della realtà. La fotografia è una forma d’arte, come può essere la pittura o la scultura, un mezzo globale di comunicazione, di trasmissione di emozioni da una persona, il fotografo, verso il resto del mondo.
Non c’è come per la fotografia, per la pittura, una forma di linguaggio universale, comprensibile da tutte le persone, qualsiasi essa sia la loro cultura, religione, esperienza personale.

 


La fotografia racconta, luoghi, persone, situazioni sociali, storie ed avvenimenti, secondo l’occhio del fotografo, non è una realtà oggettiva, bensì il punto di vista del fotografo. L’immagine viene tradotta quindi dall’esperienza, dal vissuto del fotografo che la sta realizzando. Sta quindi a lui, grazie alla sua sensibilità e capacità espressiva, comunicare in modo comprensibile, concetti, emozioni, ricordi, ciò che ha visto e ha voluto inquadrare.

 

 

La fotografia per noi è lontanissima dal concetto generale di questi tempi, un gesto tecnico, una riproduzione. La fotografia, come tutte le forme d’arte, è un mezzo di comunicazione dove ci sono più attori, chi la realizza e chi la riceve o la interpreta e come tale va correttamente compresa nel suo più intimo aspetto, facendo proprie le caratteristiche peculiari di questo mezzo.
Il nostro scopo, nei nostri insegnamenti è far si che chi si cimenta in questa fantastica forma d’arte, possa con semplicità, capacità ed emozione, trasmettere agli altri nel miglior modo possibile la sua visione del mondo, quello della montagna nel nostro caso.
La tecnica è solo il primo passo, perché come per la scrittura non si diventa poeti semplicemente conoscendo l’alfabeto e la calligrafia, occorre studio, dedizione, pensiero ed emotività, un impegno intellettuale importante.

Una fotografia non nasce per caso, una buona fotografia è fonte di studio, conoscenza profonda del luogo, della sua storia, della natura, insomma occorre prima di raccontare conoscere quale sia il “genius loci”, di un luogo, il suo spirito.

L’impegno del fotografo è prima di tutto raccontare una storia, trasmettere un emozione, non importa con quale tecnica, con quale mezzo fotografico, con quante fotografie, potrebbe bastarne anche una.

 

 

La fotografia in montagna è come un’avventura. Come viviamo la montagna come parte di noi stessi, di un nostro cammino, anche la fotografia in questi magnifici ambienti va vissuta interamente. Un’avventura interiore prima di tutto, che ci cambia, ci arricchisce. L’avventura fotografica può essere ovunque, anche vicino a casa, più saremo capaci di osservare, interiormente ed esternamente più il nostro racconto per immagini saprà fare breccia nei cuori di chi fruirà delle nostre fotografie. Bisogna allontanarsi dalla superficialità del “click”, non bisogna viaggiare come dei missili aria-aria verso l’obiettivo, ma occorre prendere la strada più coraggiosa, quella che ci immerge nel profondo di un luogo e di noi stessi.

 

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La questione giusta che deve porsi il fotografo non è quella tecnica, quale sia il modello migliore di macchina fotografica, quale sia l’esposizione corretta, bensì il buon fotografo deve chiedersi quale sia il soggetto che vuole evidenziare e di conseguenza trovare le soluzioni tecniche per realizzare ciò che ha pre-visualizzato.

 

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