Enrosadira: Fotografare l’affascinante tramonto nelle Dolomiti

Questo è un resoconto di ciò che abbiamo provato nell’ultimo Workshop Fotografico Invernale in Dolomiti. 

Ogni anno organizziamo un tour fotografico, trekking o workshop invernale in Dolomiti e cerchiamo sempre di cambiare destinazione per offrire sempre nuovi spunti fotografici, meno conosciuti per raccontare in modo completo la natura, la storia, la geologia e tutto ciò che riguarda questo patrimonio:

Le Dolomiti UNESCO.

 

Enrosadira

In lingua ladina, il fenomeno naturale che dipinge di sfumature calde i monti delle Dolomiti all’alba e al tramonto è chiamato rosadüra o enrosadöra.
Ogni giorno dell’anno, specie in inverno e autunno, la luce del sole che colpisce le pareti rocciose dolomitiche crea un effetto scenografico unico e impressionante, dando vita all’enrosadira.


Ma non si tratta di magia: la spiegazione scientifica sta nella composizione chimica delle rocce che compongono i monti Pallidi, prevalentemente costituite da dolomia, una roccia composta principalmente da carbonato doppio di calcio e magnesio e da carbonato di calcio, chiamato dolomite.
Quando i raggi del sole colpiscono le rocce in un determinato angolo, la luce si rifrange creando l’effetto rosa, rosso, viola che caratterizza l’affascinante fenomeno.

 

Un momento del nostro workshop fotografico

 

L’Enrosadira si manifesta in modo diverso ogni giorno, a seconda delle condizioni atmosferiche e della posizione dei raggi solari. Tuttavia, è particolarmente marcato nelle sere d’autunno e in pieno inverno, quando il cielo è terso e cristallino e i raggi del sole entrano più radenti, regalando uno spettacolo unico agli occhi degli amanti della fotografia e della natura.

Questo è uno dei motivi più validi per organizzare tour nelle Dolomiti in inverno e autunno, oltre ad altre innumerevoli vantaggi.

 

Come è andato il Tour in Val Zoldana?

È stato movimentato e ricco di idee e soggetti da fotografare. Fin dall’inizio quando siamo saliti fino a 2100m per fotografare il tramonto a 360°. Pochi posti nelle Dolomiti permettono di fotografare così tanti massicci dolomitici in un sol colpo: ben 14!

 

Il rientro ovviamente è stata un’esperienza nell’esperienza, ovvero di notte alle luci delle frontali. Siccome non ci è bastato l’abbiamo anche ripetuto una seconda volta, d’altronde non si può non riprovare l’emozione di tramonti così carichi di colore. (Tanto da dover de-saturare le foto per non farle sembrare finte).

A parte i tramonti e le albe il resto del tempo l’abbiamo dedicato allo studio, l’ispezione e il reportage fotografico. Vi dirò la parte che più mi interessa, quando vi accompagno è proprio questa. Saranno belle le foto del tramonto e alba, ma se non le si contestualizza è difficile poi attirare l’attenzione di un pubblico verso un argomento o un progetto fotografico.

 

Quindi siamo andati alla ricerca di tutti quei villaggi che raccontano la storia della Val Zoldana tra le pendici del Pelmo, il Cadregon de Padreterno e il massiccio, meno conosciuto del Tamer.
In valle sono presenti dei bellissimi villaggi, ancora integri, dove è possibile visitare i Tabià, degli antichi fienili e stalle utilizzati fino a metà del secolo scorso.
Oggi molti di queste strutture sono diventate abitazioni, ma non per questo hanno perso la loro identità architettonica.

 

I Tabià sono un esempio di architettura armonica con l’ambiente che li circonda. Fatti di larice, che diventa rosso con gli anni e con il basamento di pietra, sono il chiaro esempio di costruzioni equilibrate con la natura circostante.

Ci si vede il prossimo anno per un altra avventura fotografica invernale in Dolomiti.